FRANKLYN

Al cinema

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  1. amosgitai
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    Trama
    Tra la Londra dei giorni nostri e la Città di Mezzo, una metropoli di indefinito futuro, governata dal fanatismo religioso si articolano le storie di quattro personaggi: Jonathan è un vendicatore mascherato che si aggira per la Città di Mezzo con la missione di uccidere il capo di una setta colpevole dell’assassinio di una bambina; Emilia è una studentessa d’arte con tendenze suicide in giro per Londra alla ricerca di materiale per i suoi video; Esser è un uomo alla ricerca del proprio figlio nelle strade di Londra; Milo è un ragazzo con il cuore infranto, che per caso incontra l’amore di quando era bambino. Quattro personaggi apparentemente senza nulla in comune.

    Recensione
    “Franklyn”, film d’esordio del regista britannico Gerald McMorrow (in questo film anche nel ruolo di sceneggiatore) dopo una serie di videoclip musicali, è la storia di quattro personaggi che vivono in due realtà distinte e/o parallele e destinati, per un’oscura forza attrattiva comune, a collidere in un unico momento cruciale. McMorrow ha effettuato un buon lavoro scenografico: la Città di Mezzo, pur sembrando in diverse occasioni la città del film Dark City e la “Gotham City” di “Batman”, è realizzata in maniera impeccabile, un luogo le cui coordinate spazio-temporali risultano immerse una indistinta ed eterea astrattezza. Buono anche il lavoro di sceneggiatura: da un lato la storia si svolge in una società sottomessa alla religione, che in “Franklyn” assume il ruolo di oppio dei popoli, tanto che ogni cittadino deve per legge appartenere ad un credo, qualunque esso sia (esilarante al proposito sia “gli adepti alle sacre istruzioni delle lavatrici” che “le manicuriste del settimo giorno”). Anche se l’idea sulla quale si poggia “Franklyn” è originale ed interessante, è l’intreccio narrativo a risultare pesante. In una sorta di sadico gioco con lo spettatore, McMorrow realizza un complesso puzzle che subito fa scappare quel pubblico che ama guardare film senza la voglia di spremersi le meningi. Simile a quanto visto nel mucciniano “Sette anime”, i personaggi sembrano vagare senza una reale motivazione, opportunamente nascosta dal regista. Ma se durante “Franklyn” il cervello lavora molto, è il cuore ad essere del tutto messo in disparte e dimenticato. Si tratta infatti di un viaggio celebrale in un film algido e fin troppo perfetto nella sua estetica che però non lascia spazio alle emozioni. Le capacità di McMorrow sono notevoli: inquadrature e montaggio sono realizzati ad arte, ed è sapiente la gestione dei tempi cinematografici (fondamentale in un film che alterna più storie parallele). Il regista londinese sembra troppo concentrato sul lato estetico della sua opera che però non ha quella carica emozionale tale da attrarre lo spettatore.
    Discreto nel complesso il cast: Eva Green conferma le sue doti, riuscendo nel difficile ruolo di Emilia, psicologicamente complesso; buona anche la prova di Bernard Hill, la disperazione e la determinazione di Esser sono trasmesse con chiarezza; Ryan Phillippe appare un po’ “bamboccione”, forse ancora immaturo per certi ruoli; non pervenuta la prova di Sam Riley, dato che l’attore risulta molto più espressivo nella pubblicità di Burberry.
    “Franklyn” è un film troppo celebrale e freddo, costruito su una sceneggiatura pretenziosa e complessa. Una pellicola ricca di contenuti estetici che però difficilmente faranno breccia nel cuore dello spettatore medio. Una buona prova d’esordio (forse è meglio parlare di “esperimento”) di un regista del quale si sentirà sicuramente parlare in futuro.

    Voto: 5,5

    Tratto da CINEMAeVIAGGI
     
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0 replies since 29/4/2009, 01:46   93 views
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